
Economie di prossimità, presidio urbano contro la desertificazione: così cambiano le città italiane
ROMA – In occasione della presentazione della prima rilevazione demoscopica del progetto Cities, Confcommercio ha reso noti – attraverso un comunicato stampa – i dati dell’indagine condotta da SWG, focalizzata sulla percezione pubblica delle attività economiche di prossimità e sul progressivo svuotamento del tessuto commerciale urbano. Lo studio ha coinvolto cittadini di diverse macroaree geografiche e dimensioni demografiche, fornendo un quadro articolato su come i negozi locali influenzino la qualità della vita, le scelte residenziali e il valore degli immobili.
Desertificazione commerciale: preoccupazione crescente, ma legame solido con i negozi locali
Secondo quanto emerso dall’indagine, il 72% degli intervistati ha dichiarato di percepire un aumento della desertificazione commerciale nelle aree urbane. Questo processo è particolarmente evidente nella scomparsa di piccole attività tradizionali, con un impatto significativo sui servizi essenziali. I dati pubblicati richiamano e rafforzano quanto già evidenziato nel Rapporto Confcommercio sulla demografia d’impresa, che documenta la riduzione progressiva dei negozi di prossimità nelle città italiane.
Nonostante la crescente preoccupazione per la chiusura dei negozi, oltre il 70% degli intervistati ha espresso un elevato livello di soddisfazione nei confronti delle attività economiche di prossimità. Tra i diversi aspetti analizzati, la presenza di negozi di vicinato è risultata l’unica componente valutata positivamente in tutte le aree del Paese.
Nord, Sud, piccoli comuni e metropoli: le differenze territoriali
L’indagine evidenzia anche una forte eterogeneità delle percezioni a seconda della dimensione urbana della città di residenza e della sua collocazione geografica. Nelle grandi città, soprattutto nel Nord Italia, la chiusura dei negozi è percepita principalmente come un segnale di peggioramento della qualità della vita. Il 44% dei residenti nelle metropoli ha dichiarato di temere un aumento del degrado urbano, il 38% teme un calo della vivibilità e il 36% una diminuzione della sicurezza.
Nei piccoli centri e nelle aree del Sud, invece, le preoccupazioni principali riguardano la perdita di posti di lavoro e l’indebolimento dei legami sociali. Per il 38% dei residenti nei comuni con meno di 30.000 abitanti, la desertificazione commerciale porterebbe alla diminuzione delle opportunità lavorative, mentre il 34% teme un rischio di spopolamento.
Negozi di prossimità: spazi di relazione e coesione sociale
Emerge inoltre che i negozi di prossimità non sono solo luoghi dove fare acquisti, ma rappresentano veri e propri centri di socialità. Il 64% degli intervistati ha affermato che queste attività sono fondamentali per la coesione sociale, contribuendo a rafforzare il senso di appartenenza alla comunità. Più della metà (57%) considera i negozi di quartiere un servizio utile per le persone più fragili, come gli anziani, mentre il 54% ritiene che questi siano un presidio di sicurezza e cura degli spazi pubblici.
La chiusura dei negozi ha quindi un impatto emotivo significativo: il 22% degli intervistati ha dichiarato che, se il proprio quartiere fosse colpito gravemente dalla desertificazione commerciale, prenderebbe in considerazione l’idea di cambiare residenza. La scomparsa dei negozi di prossimità non è quindi solo una trasformazione economica, ma viene vissuta come una vera e propria “perdita” per la comunità.
Negozi come criteri di scelta abitativa e fattori di aumento del valore immobiliare
Secondo i dati presentati, l’88% dei cittadini considera la presenza di esercizi commerciali un fattore determinante nella scelta del quartiere in cui abitare. Solo il 10% sceglierebbe di vivere in una zona priva di negozi. Questo dato mostra quanto i negozi siano cruciali nel definire il comfort e l’attrattività di un quartiere.
Il valore economico della prossimità è emerso con chiarezza: secondo gli intervistati, un immobile può aumentare fino al 20% di valore se situato in un contesto ben servito. Al contrario, in quartieri soggetti a desertificazione, il valore può ridursi del 15%, con una forbice complessiva del 35% tra le due situazioni.
Riconversione dei negozi sfitti: un uso sociale degli spazi
Quando diventa impossibile riaprire un negozio, gli italiani hanno le idee chiare su come questi spazi possano essere riutilizzati. Oltre la metà degli intervistati (57%) è favorevole a riconvertire i negozi chiusi in servizi sanitari di prossimità, mentre il 51% suggerisce di trasformarli in centri culturali o luoghi di animazione di quartiere. Soluzioni più ad uso privato, come garage o abitazioni, sono ritenute poco utili per la collettività, con solo il 14% favorevole a tali utilizzi.
Un terzo degli intervistati (33%) auspica che questi spazi possano essere riaperti come negozi o pubblici esercizi, mentre circa il 20% sarebbe favorevole alla loro riconversione in spazi per il co-working o studi professionali. Queste proposte dimostrano come, nonostante la chiusura di molti esercizi, il valore sociale degli spazi commerciali rimanga un tema fondamentale per gli italiani.
L’indagine SWG per Confcommercio conferma, quindi, che i negozi di vicinato sono una risorsa fondamentale per la qualità della vita nelle città italiane. Non solo determinano la vivibilità dei quartieri, ma influenzano anche le scelte residenziali e il valore degli immobili. Per gli italiani, i negozi sono molto più che attività economiche: sono luoghi di incontro, coesione sociale e benessere collettivo.
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